Tra leggenda e realtà, le oche sacre del Campidoglio hanno salvato Roma dai Galli. Ma cosa c’è di vero in questa storia antica?
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Henri-Paul Motte, "Le oche nel tempio di Giunone", 1889 |
L’episodio delle Oche del Campidoglio è uno di quei racconti storici che sembrano usciti da una leggenda, eppure ha radici ben piantate nella storia di Roma.
Correva l’anno 390 a.C., e i Galli, guidati dal temibile Brenno, avevano invaso la città eterna. Mentre i Romani si rifugiavano disperati sulla collina del Campidoglio, un gruppo di oche sacre a Giunone divenne protagonista di un evento straordinario.Secondo la tradizione, durante un assalto notturno dei Galli, le oche, sensibili ai rumori, iniziarono a starnazzare rumorosamente, svegliando le guardie romane e permettendo loro di respingere l’attacco. Ma quanto c’è di vero in questa storia? E perché proprio delle oche?
Le oche, considerate animali sacri, erano allevate nel tempio di Giunone e, a differenza dei cani, che secondo la leggenda rimasero silenziosi, dimostrarono un’incredibile prontezza. Questo episodio non solo salvò Roma dalla distruzione, ma divenne un simbolo di vigilanza e coraggio.
Tuttavia, alcuni storici moderni mettono in dubbio l’accuratezza del racconto. È possibile che le oche abbiano davvero avuto un ruolo così cruciale? O si tratta di un’esagerazione tramandata per esaltare la resistenza romana?
Indipendentemente dalla veridicità, la storia delle Oche del Campidoglio continua a affascinare. Rappresenta un mix perfetto tra mito e storia, tra il sacro e il quotidiano. E chissà, forse è proprio questa ambiguità a renderla così irresistibile. Dopotutto, chi non vorrebbe credere che un gruppo di oche abbia cambiato il corso della storia?
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