Un conto è fare il carpentiere a 30 anni, invece è ben altra cosa farlo a 63 anni quando è vero che hai esperienza, ma porti sulle spalle un bagaglio di acciacchi provocati da uno dei lavori più usuranti che ci sia e non hai più la prontezza di riflessi e l'energia che ti consente di trascorre ore sotto il sole in piena estate anche a 40 gradi sopra il solaio di un edificio o d'inverno quando le temperature arrivano anche a zero gradi". Giovanni nel 1974, ancora minorenne, parte per la Germania dove resta per qualche anno ed è li che impara il mestiere di carpentiere, "gli anni in Germania – spiega – sono stati belli e brutti allo stesso tempo perché lavoravamo sodo, ma venivamo pagati bene e venivano versati anche i contributi previdenziali, poi la nostalgia di casa, della mia famiglia, dei miei affetti mi ha spinto a tornare in Italia nel 1980". Tornato in Italia viene assunto da una ditta edile della provincia di Salerno, ma le condizioni di lavoro sono ben diverse da quelle che c'erano in Germania "perché la paga era di gran lunga inferiore e le ore di lavoro erano molte di più e spesso non venivano dichiarate tutte ma soltanto la metà nella migliore delle ipotesi".
Dal 1980 Giovanni è sempre rimasto in Italia anche se ha cambiato numerosi datori di lavoro e spesso ha lavorato in giro per la penisola sempre per conto di aziende della provincia di Salerno che avevano vinto gare di appalto in altre regioni.
"A raccontarlo forse sembra incredibile, ma io l'ultima volta che sono stato al mare risale a quando ero ragazzo, avrò avuto forse 20 anni, da allora non ho fatto nemmeno una settimana di vacanza con la mia famiglia, perché c'era e c'è bisogno di soldi per mantenere la mia famiglia e pagare gli studi universitari di mio figlio. Da almeno una decina d'anni vengo pagato alla giornata e quando capitano lunghi periodi di cattivo tempo per me è un dramma perché in tasca non mi entra nemmeno un centesimo. Mi è capitato in passato di restare a casa anche per dieci giorni".
La parola "pensione" gli provoca una risata isterica perché la vede come un miraggio. "Non so – dice con la voce intrisa di tristezza – se e quando andrò in pensione, adesso mi sono rivolto ad un patronato per capire se morirò da pensionato o da lavoratore, ad oggi dovrei avere già raggiunto da tempo la soglia di contributi per andare in pensione, ma purtroppo buona parte della mia attività lavorativa è stata caratterizzata da assunzioni e licenziamenti fittizi, collocamenti in cassa integrazione ma senza ricevere un centesimo perché nel frattempo continuavo a lavorare e venivo pagato in nero e quindi senza contributi. Se andrò in pensione la prima cosa che farò sarà portare mia moglie a pranzo in un ristorante in riva al mare, sarà un modo per dirle grazie per tutti quei pranzi al sacco che ha preparato per me ogni giorno e che ho consumato da solo seduto su un tavolone poggiato su due blocchi di cemento".
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