Il rapporto tra Cesare e Bruto fu intriso di affetto, rispetto e ambiguità
Il rapporto tra Giulio Cesare e Marco Giunio Bruto è uno dei più complessi e controversi della storia romana. Un legame intriso di affetto, rispetto e ambiguità, culminato nel tragico assassinio del dittatore.
Cesare nutriva una profonda stima per Bruto, tanto da considerarlo quasi un figlio. Lo aveva perdonato dopo la battaglia di Farsalo, lo aveva nominato governatore della Gallia Cisalpina e lo aveva incluso nel suo testamento. Bruto, a sua volta, era legato a Cesare da un vincolo di amicizia e gratitudine.
Tuttavia, Bruto era anche un convinto repubblicano, erede di una famiglia che aveva cacciato i re da Roma. La sua coscienza lo tormentava, diviso tra l'affetto per Cesare e la sua lealtà alla Repubblica. La paura che Cesare si proclamasse re e la convinzione che la sua morte fosse necessaria per salvare la Repubblica, lo spinsero a unirsi alla congiura.
Il 15 marzo del 44 a.C., Bruto partecipò all'assassinio di Cesare, pugnalandolo a morte insieme agli altri congiurati. Le ultime parole di Cesare, "Anche tu, Bruto, figlio mio?", risuonano ancora oggi come un simbolo del tradimento e della rottura di un legame profondo.
Dopo la morte di Cesare, Bruto fu costretto a fuggire da Roma e si suicidò dopo essere stato sconfitto nella battaglia di Filippi. La sua figura rimane controversa, divisa tra l'eroe repubblicano e il traditore.
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Rispondi nei commenti:
1. Quali incarichi diede Cesare a Bruto?
2. Perché Bruto si unì alla congiura contro Cesare?
3. Come reagì Bruto dopo la morte di Cesare?
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