mercoledì 20 marzo 2024

Pompeo Magno

𝗟𝗘 𝗦𝗧𝗢𝗥𝗜𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗥𝗘𝗣𝗨𝗕𝗕𝗟𝗜𝗖𝗔: 𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗺𝘂𝗼𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗥𝗲𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮, 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝗣𝗼𝗺𝗽𝗲𝗼 𝗠𝗮𝗴𝗻𝗼 (𝗣𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗜𝗜)



Leggi l'articolo e riassumilo in poche frasi nei commenti.

Avevamo lasciato a metà la storia di Pompeo Magno, col nostro generalone fortissimo a mietere successi militari in giro per il mondo, ma un po' in difficoltà nel concretizzare il potere che gli deriva dalla gloria. Soprattutto quando torna a Roma dopo i successi in Oriente.Quando finalmente Pompeo torna nella città eterna è sì "il più amato dei Romani", ma i tempi che trova sono cambiati. Mentre era lontano a macinare avversari e gloria, politici più fini di lui hanno preparato una bella bara per la Repubblica. Pompeo è sempre ansioso di gloria e potere, anche se poi pare che non sappia bene cosa farsene, e allora si fa convincere da Crasso – che non sopporta – e Giulio Cesare – che sottovaluta – a dividere la torta. Nasce il "Triumvirato".

Come sempre gli accade, all'inizio sono solo rose e fiori. Sposa Giulia, la figlia di Giulio Cesare, che diventa suo improbabile suocero pur essendo più giovane. La debolezza di Pompeo si vede anche dalle sue numerose relazioni, spesso con ragazzotte senza personalità da cui si fa adulare come un santo vivente manco fosse un Berlusconi che ha viaggiato nel tempo.

Giulio Cesare ha però una visione strategica che Pompeo si sogna. Non solo, Cesare ha il sangue più freddo del c*lo di un pinguino e nessuno scrupolo nel manipolare le istituzioni per il proprio tornaconto, cosa che Pompeo non farà mai, vai a sapere se per onestà o perché non ne è capace.

Due fatti segnano la fine dell'amicizia con Cesare. Giulia muore di parto e lui la sostituisce subito con Cornelia Metella, sposa ancora più giovane, perdendo il vincolo di parentela e anche la benevolenza di Cesare. Crasso muore come l'ultimo dei baccalà a Carre, portandosi dietro migliaia di soldati e la sua stupida fame di gloria. Se il Triumvirato aveva senso in tre, in due la guerra è solo questione di tempo.

Pompeo, l'ultima speranza degli optimates e di sopravvivenza per una Repubblica ormai svuotata, appoggiato da personalità come Cicerone, si getta in una guerra contro Cesare di cui è l'ultimo a essere convinto. Come sempre, però, la visione d'insieme gli manca e Pompeo si fa trascinare dove non vorrebbe.

Dopo la disfatta di Farsalo, dove Cesare lo batte anche sul suo campo, quello militare, Pompeo finisce indegnamente una vita che pareva in grado di emulare le imprese di Alessandro. Scappa in Egitto, pensando di trovare degli amici, ma non va proprio così.

Il giovane re Tolomeo ha capito da che parte tira il vento e – consigliato da Potino e Achilla – pensa di fare cosa gradita a Cesare facendogli trovare la testa del suo nemico. Pompeo rimedia così solo una pugnalata a tradimento, ordinata perché "un morto non morde". È il 28 settembre 48 a.C. e Pompeo, a 58 anni, chiude senza gloria una vita che fino ad allora ne traboccava.

Quando arriva Giulio Cesare, uno che non esita a ordinare massacri di vecchi e bambini se si è svegliato con le balle girate, Tolomeo capisce di averla fatta fuori dal vaso. E manco di poco.

Un po' come capita a quei mariti che parlano sempre male della moglie ma poi saltano su come il pupazzo dalla scatola quando a sparlare è qualcun altro, Giulio Cesare è in un certo senso geloso del suo nemico. Pompeo, in fondo, era un grande condottiero romano e a Cesare, visto che lo ha sconfitto, conviene perpetuarne la grandezza. Grandi nemici, grande onore, o qualche fesseria del genere.

Non solo, Pompeo è stato per anni suo alleato e perfino genero, e forse il Cesare giovane lo aveva anche visto come modello a cui tendere, per poi superarlo. Insomma, a Cesare non va giù che Tolomeo, un ragazzotto sul cui viso la barba è ancora un tentativo uscito male, si sia preso la libertà di far uccidere il grande Pompeo come un ladro di galline e ora gli offra la testa come fosse una bollicina di benvenuto a "Primo appuntamento".

La reazione di Cesare ce la racconta Plutarco: "... si girò via con ripugnanza, come da un assassino; e quando ricevette l'anello con il sigillo di Pompeo su cui era inciso un leone che tiene una spada nelle sue zampe, scoppiò in lacrime".

Morale della favola, fa destituire Tolomeo e giustizia senza tanti complimenti Potino. Tolomeo ha salva la vita ma vede il regno consegnato a Cleopatra: forse avrebbe preferito seguire la via di Potino, piuttosto che subire l'affronto. Le ceneri e l'anello di Pompeo, per volere di Cesare, vengono riconsegnate a Cornelia, l'ultima moglie.

A modo suo, Pompeo avrà la sua piccola vendetta postuma: tre anni e mezzo dopo Giulio Cesare è vittima della celebre congiura, pugnalato infinite volte proprio sotto lo sguardo sornione della statua di Pompeo Magno.

Nelle illustrazioni, varie versioni di Cesare con lo sgradito dono del testone di Pompeo, nelle didascalie delle foto autori e titoli.

[Le storie della Repubblica - 2]
#StoriaALR

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